lunedì 27 gennaio 2014

Pezzenti next generation

Scrivo questo post per mettere ordine intorno al cocktail che si è creato in provincia e che ha reso estremamente ambigue le differenze tra il classico pidocchio rifatto e la vera elite di lungo corso.

Non che io abbia in gloria la borghesia, è una forma di concepire la vita che ritengo abbia rovinato la società, tuttavia è purtroppo il ceto sociale a cui appartengo e da cui provengo.

Per motivi che non starò a spiegare qui quella che considero la mia vera famiglia è la discendenza materna, in detta famiglia l'enorme determinazione del mio povero nonno ha consentito alla famiglia di emanciparsi. Egli fu infatti in grado di creare un'azienda famigliare e creare benessere per la sua discendenza.

Purtroppo il nonno, per quanto bravo a creare la sua posizione, non è stato altrettanto bravo a tramandarla ai suoi discendenti, col risultato che mia madre non è mai stata capace di ereditare la voglia di fare. La borghesia infatti come effetto collaterale ha proprio questo conflitto genitore/figlio che diversamente non si crea.

Nella sua volontà ci fu proprio quella di crescere un figlio che fosse tenuto lontano da questo conflitto, ma ogni cosa ha pro e contro. Per cui io personalmente mi ritrovo nella condizione di dover rifare il salto "quasi" daccapo, ma per quanto lei abbia cercato di isolarmene era a sua volta talmente marchiata dalla scalata sociale del nonno che l'educazione che ho ricevuto da lei, il contesto dove sono cresciuto e l'esempio che ho avuto appartiene proprio a questo tipo di ceto.

Proprio lei mi ha accusato oggi,  bonariamente, di essere "snob". Ed in effetti è la verità, io sono snob perché sono venuto su dentro una vera famiglia borghese, peraltro una famiglia che ha vissuto la borghesia nel boom economico del XX sec. e che ha quindi vissuto appieno tutti i pro e contro di questo fenomeno sociale, ivi compresa la deformazione culturale ad esso connessa.

Nonostante io sia venuto su dentro un benessere molto più stabile di quanto mia madre sarebbe disposta ad ammettere ho personalmente ricusato alcune delle cose che fanno parte di questo modus vivendi. In particolare mi riferisco alla mia scarsissima propensione ad uniformarmi alle masse ed a socializzare.

Nonostante di fatto io sia un totale asociale, spesso giro malvestito e senza curarmi minimamente delle formalità, mi rendo conto che in me continua ad albergare la spocchia da snob borghese e, quello che potrebbe sembrare una forma di ribellione alla borghesia, è invece in me la supponenza di non avere nessun bisogno di visualizzare il mio status in quanto dentro di me lo considero acquisito ipso facto.

Lungi da me voler prendere una posizione "buonista" a riguardo, non ho la benché minima intenzione infatti di considerare il mio status un qualcosa di cui dovermi vergognare, anche e soprattutto perché ritengo di detenerlo ipso facto anche a ragion veduta, non solo per discendenza.

Il punto è che sono più che convinto che anche la mia bisnonna, vissuta una generazione prima che mio nonno emancipasse la famiglia, bracciante analfabeta, fosse una signora anche quando non aveva di che nutrire i propri figli.

Mio nonno di contro, che poteva benissimo essere ritenuto un pidocchio rifatto, proprio perché l'ho conosciuto posso dire che è sempre stato un signore, sia prima che dopo avere portato benessere per la sua famiglia.

Egli era un padrone, consapevole di esserlo, giammai se n'è vergognato, ha sempre tuonato contro chi batteva la fiacca e contro chi pretendeva di fare la parte del signore pur non essendolo. Egli semplicemente è confluito verso il suo posto nell'universo, ben felice di farlo, e quandanche io ritenessi che detto posto sia un posto di merda, a lui va tutto il mio rispetto.

Mia madre è di tuttaltro avviso, ma lei ha subito tutto il negativo di questo status, e l'ha sofferto al punto da decidere di tenere me lontano da questo tipo di vita. Ma si era appunto dimenticata che lei per prima è la fotocopia del padre, con la differenza che lui nacque signore ma nella miseria materiale, fu prigioniero in guerra e poi, tornato, dovette ricostruire da zero un paese allo sfascio.

Mia madre invece, nata nel benessere, nell'opulenza della Romagna cittadina degli anni 50 del XX sec., l'ha portata suo malgrado ad essere una borghese snob, abituata all'agio, pigra e poco incline al confondersi con la feccia. E quanto male le farà leggere questo sul blog, ma la verità nuda e cruda è sempre tagliente, ed i tagli fanno male. Ma non tutto il male viene per nuocere, poiché se si fermasse un momento a guardare da fuori, scorgendo che questa è una terribile verità, chissà che non la smetta di contestare ... sè stessa.

Si è vero mamma ti ho appena dato della merda. Tienitelo e portalo a casa, piangi se vuoi, se l'ho detto è perché ti voglio bene e so che questa verità può renderti libera. Accetta chi sei e da dove vieni e vedrai che anche se il tuo posto nell'universo è una merda lo è molto meno del posto dove ti trovi ora.

Questo dunque mette me, completamente disastrato malvestito ed asociale, in una posizione dove nonostante l'apparenza, se faccio lo snob, è una posizione assolutamente autentica e legata da un vero retaggio famigliare. Negato, rinnegato, abiurato, rifuggito a suon di sonniferi e di proteste sociali, ma è l'unico vero ed ammetterlo è ciò che mi rende onesto.

Allo stesso modo mette me nella posizione di poter additare il pidocchio rifatto, trattarlo per tale e snobbarlo a piacimento. Del resto è lo sport nazionale del ceto borghese ed io sono un campione nato, probabilmente esiste anche una linearità genetica in questo.

E dunque, per quanto io per primo consideri deprecabile detto comportamento, rimango convinto che la natura continui a mostrarci quanto sia vero che c'è chi può e chi non può .... ed io modestamente "può", anche se è un potere di cui mi sono spogliato e che raramente uso pubblicamente.

Ma se oggi sono qui ad usarlo un motivo c'è, eccome se c'è.

Certo odio me stesso per questo discorso, da fuori, se sapete chi scrive questo blog, potreste sentirvi ingannati o ritenere che io sia stato incoerente e che proponga di me un'immagine poco autentica. Ma il motivo per cui non abuso mai di questa mia posizione è proprio che non rientra veramente nelle mie corde, è proprio qualcosa che mi pesa al punto che la lascio nel cassetto e la uso all'occorrenza, perché in fondo in fondo non mi va di infierire, non stabilmente, ma quando ci vuole ci vuole.

A cosa mi riferisco?

Mi riferisco al pidocchio rifatto medio, quello che nonostante la sua scalata sociale stia riuscendo continua ad essere un pezzente nel cuore. La verità è che purtroppo detto individuo rimarrà un morto di fame anche quando avrà 6 zeri nel conto in banca, una bellissima auto e girerà al fianco dell'elite che gli farà credere di averlo accettato ma alla prima occasione gli mangerà in testa.

Ma perché cosa credete, che la vera elite, quella di chi è veramente signore, vuoi per discendenza, vuoi per lignaggio nobiliare, o semplicemente perché ci sei nato così anche se la tua famiglia non è benestante.... che non lo sappia che oramai un vestito se lo può permettere anche quello sfigato così disperato che vi vende il contratto del gas suonando porta a porta?

L'ultimo venditore di contratti passato da casa mia infatti era vestito talmente bene che sono rimasto sorpreso di vere come ciò che prima era uno status symbol sia rimasto si tale, ma si sia invertito il significato. Più sei sfigato e più curi la tua immagine per nascondere che sei un pezzente.

Credete che non lo sappia che chiunque può comprare una Jaguar usata per poche migliaia di euro?

Mi dispiace ma quelli non sono più status symbol, hanno smesso di esserlo da un bel po' di anni, e quelli che vi fanno credere di cascare nel vostro simulacro di plastica, che puzza di finto da lontano un anno luce, semplicemente è perché dentro di loro si godono le grasse risate nel vedere che siete talmente pezzenti che nemmeno il successo, il danaro, i vestiti e le auto sono servite a riscattarvi dalla vostra miseria.

E questo li fa sentire ancora più elite di prima.

E questo mi fa sentire ancora più elite di prima.

E dal momento che io faccio parte di quella merdosissima categoria che se la ride di voi, e dal momento che io per primo me la rido mentre passo indossando la mia tuta da ginnastica consumata dentro la mia auto utilitaria tutta ammaccata e di una marca improbabile, non vi viene da pensare che forse io per primo sono, di tutti loro, il più immune al vostro finto sfarzo?

Che io sono proprio quello che vi riconosce anche da oltre un anno luce di distanza?

Che il motivo per cui ho deciso di vivere così è proprio che ho accettato il tramonto di certi status symbol a suo tempo, quando esso arrivò, proprio perché non volevo confondermi con voi pidocchi rifatti?

Non avrei mai pensato di arrivare a rivendicare con orgoglio il merdoso status sociale da cui provengo, forse perché anche mia madre che me l'ha trasmesso lo odia molto più di me e me ne ha sempre tenuto lontano, dandomi un padre operaio ed una vita modesta così da costringermi obtorto collo a vivere esattamente sulla soglia della porta che collega i due ceti.

Bene, io ho imparato negli anni ad usare questa soglia per smascherarvi, vi vedo subito, vi traggo in inganno e vi conduco gentilmente al fallo, e lo faccio semplicemente perché per me siete niente, se almeno fossi capace di considerarvi merda vi avrei dato un qualche ruolo, ma niente .... è triste. E ve lo siete cercato.

Sembro buono ma sono un bastardo, un pezzo di merda come solo la più mediocre borghesia può partorire, e la cosa che più mi spaventa è che per quanto io odi questa fetta della società ne sono uno dei peggiori fautori, peggiori perché sono anche subdolo e tu non hai l'intelligenza necessaria per distinguermi.

Tu pidocchio rifatto pensi che io sia un qualsiasi qualcuno, forse un nessuno, e così facendo sei caduto nella mia trappola, così facendo sei mio, ed il mio dominio per quelli come te è una tirannia spietata perché tu, prima di rinnegarmi, ti sei esposto, ed io so tutto di te, compreso come cancellarti dal mondo.

E dunque non esiste nessun triviale epiteto dialettale col quale io possa rudemente mandarti a quel paese, perché anche se fosse da me proferito nella più rozza delle sue forme la differenza tra me e te rimarrebbe evidente e la parte del pezzente saresti comunque tu a farla poiché dentro a quel terribile epiteto ci sarebbe un concentrato tale di snobbismo che io stesso ne avrei la nausea.

Allora cosa credi che pensi di te, forse che il tuo cocktail di status symbols tramontati è come un'insegna al neon in stile Las Vegas a forma di freccia che punta dritta dritta sul tuo deretano e dentro reca la scritta "sfigato che fa di tutto per nasconderlo"?

Non pensi che, un po' come la muraglia cinese, sia la seconda cosa che io vedrei dalla Luna guardando la Terra?

Questo è il pezzente next generation.

La triste e scomoda verità è che il mondo moderno, impazzito, è riuscito a stravolgere ed in taluni casi invertire il benessere sociale delle persone, regalando tanto a chi non vale niente e togliendo tanto a chi vale veramente.

Ma far parte di un'elite non richiede solo il danaro o la parte estetica, richiede il saperci appartenere, e questo non sta scritto nel passato ma nel presente, nel come ti comporti, in quello che fai o dici, soprattutto nel come lo fai.

Il mondo moderno ha consentito ai furbetti di riscattarsi dalla miseria materiale, ma la miseria morale in cui versa la stragrande maggioranza della popolazione, compresi i pidocchi rifatti, è una condizione al limite dell'irreversibile.

C'è chi vale uno, chi vale più di uno e chi vale molto meno.
E non necessariamente c'è una soluzione per cambiare questo.

Triste e scomodo da dire, ma è così.

venerdì 24 gennaio 2014

Rotto: non garantisce.

Mi riferisco al garante.

Come quale garante? Tutti.

Cioè la situazione italiana è quella che ci si aspetta in ASSENZA di un organo di garanzia. Mi riferisco allo stato tariffario e alla gestione amministrativa dei servizi a consumo. Tutti i servizi a consumo: la luce, il gas, il telefono, internet ...

In questi giorni ho controllato i consumi di casa, scoprendo che vivo in una casa che è una sorta di crivello termico, l'impianto è vecchio e i termosifoni dissipano solo alle alte temperature.
Il problema principale non è tanto sostituire i caloriferi ma sarebbe quello di spaccare i muri, cambiare i tubi, spaccare i pavimenti ma soprattutto eliminare i ponti termici.

In parole povere tanto vale portare la casa al grezzo e ristrutturarla, costa di più ma almeno dopo è come nuova. Invece se facessi i suddetti lavori avrei una casa vecchia e rattoppata con tanti soldi spesi e nessun beneficio.

Questo tuttavia non toglie che anche ammesso che io abbia consumato "tanto" ho comunque pagato due volte lo sproposito:

1) lo sproposito del consumo
2) lo sproposito delle tariffe proposte

Questa ad esempio è la bolletta elettrica che avrei pagato in Aprile 2012 se la mia casa fosse stata nel Canton Ticino in Svizzera e mi fossi servito di un operatore locale

162,76 CHF ovvero 132,00 (centotrentadue/00) euro.
Inoltre non sono stato li a districare i consumi, ENI mi fatturò 820KWh complessivi di cui buona parte notturni, non sapendo quanti non li ho computati, ergo la tariffa Svizzera sarebbe stata ancora più bassa di 132 euro. Ma con le tariffe che abbiano in Italia a chi fa questo raffronto piace vincere facile.

 Invece all'epoca ENI, fornitore peraltro truffaldino, non solo mi ha emesso una fattura di 229,00 (duecentoventinove/00) ma, se la confrontiamo con la foto che vi ho allegato ... diciamo che esistono procedimenti molto meno complessi per computare le cose.

Siccome ho sprazzi di sadomasochismo ho preso anche la fornitura di GAS naturale del fornitore che alla medesima epoca era HERA (Holding Energia Rusco e Ambiente) che purtroppo nella mia città è proprietario della rete di distribuzione (mortacci vostri) per poi rinunciare dopo qualche minuto resomi conto che la determinazione di un omomorfismo di gruppo in uno spazio vettoriale di 50 dimensioni sarebbe stato più facile da eseguire.

Bisogna riconoscere che l'attuale fornitore di energia elettrica e GAS naturale è molto più chiaro e onesto. Anche se le letture e le conseguenti stime sono scritte con un font nanometrico su un bordo della fattura, dotandosi di apposito microscopio si possono leggere e capire che effettivamente c'è un nesso tra l'importo e il consumo.

Peccato che, siccome appunto hanno esagerato con la chiarezza, adottino l'escamotage di compiere questo calcolo in maniera sempre diversa da bimestre a bimestre.

Questo a mio avviso spiega la funzione del garante: esso ci garantisce la nebulosità necessaria affinché chiunque possa fare quel cazzo che gli pare, soprattutto le aziende oneste le quali, se emettono bollette comprensibili, probabilmente vengono multate.

L'unica garanzia che abbiamo qui in Emilia Romagna infatti è la nebbia: se non ci pensa il clima CI PENSA IL GARANTE!

E' una bella giornata di sole???? Ci vedi bene? Ah ah ah furbacchione: ebbeccati sta bolletta incomprensibile.

Oggi è andato tutto bene, hai potuto farti i cazzi tuoi per tutta la giornata e non preoccuparti di faccende burocratiche?
Ah ah ah furbacchione: ebbeccati st'altra bolletta incomprensibile.

Ma come? Osi telefonare per chiedere informazioni? Sarai debitamente punito:

Call center: "Salve sono Sgiangiolina di Hera, operatore 2FK457E947epsilon15DT94alfabetagamma, si è sufficiente che lei calcoli la differenza tra il tasso di umidità media della Tasmania e le oscillazioni medie della temperatura settembrina dell'Islanda centrale. Tenuto conto della quantità media delle evaquazioni di un orso polare di esse fa il logaritmo naturale e lo moltiplica per il coefficiente K al netto del differenziale epsilon al cubo. Eseguendo poi questi semplici calcoli matriciali vedrà che potrà convertire la stima del consumo in metri andromediani con i quali stimare l'apporto medio ......"
Utente: "Ehhhhhhh????"
Call center: "ma come non ha capito? Una cosa così chiara? No guardi è impossibile che non l'abbia capito"
Utente: "Mavaff ...." click "tuuu tuuu tuuu tuuu tuuu"
Call center: "Prontooo?? Ma lei mentre consumava il GAS saltellava sul piede sinistro o destro? Prontoooo?"

In altre parole una cosa banale, che potrebbe semplicemente essere:

consumo*tariffa + tasse = TOTALE

ci pensa il garante a renderla incomprensibile, perché la nebbia in val padana deve essere SEMPRE garantita.

lunedì 20 gennaio 2014

Merda digitale e certificata

Visto che non ho niente di valido da scrivere in questi giorni, a volte il silenzio conta più di mille parole, ho deciso che parlerò del casino che è successo sul PC di mia madre.

Siccome il suo vecchio PC ad un certo punto è morto le ho passato un computer che usavo io, che avevo rimediato come avanzo di qualche lavoro, dove avevo installato Windows 8 per provare le funzionalità del sistema.

In effetti lo ha accettato di buon grado e in un paio di giorni si è abituata al passaggio dalla versione 7 alla 8, a riprova che l'esperienza dell'utente inesperto risulta efficace sulla nuova interfaccia e dunque la Microsoft non l'ha ingegnerizzata tirando i dadi.

Sento tuttavia pareri eccessivamente negativi sul ramo 8 del noto sistema, soprattutto gente che inveisce contro l'interfaccia che, a mio avviso, non è appunto così campata per aria. Certo rivoluziona il concetto del menu start, ma questo accadde già nel passaggio da Windows 3.1 a Windows 95 dove appunto il menu start fece la sua comparsa, e bisogna convenire che prima era peggio.

Windows negli anni è mutato e con esso tutti i sistemi. Nel PC che sto usando ad esempio è installato OSX Mavericks, è un hackintosh che verrà presto dismesso al pari di Windows 8 poiché per quanto bello risulta essere parimenti inadeguato ai tempi che corrono.

Ma la gente, pigra abitudinaria e spesso stupida, preferisce prendersela con l'interfaccia, che è ottimamente concepita e graficamente gradevole, anziché prendersela con il vero problema, peraltro comune a entrambi questi sistemi.

Perché?


Entrambi questi sistemi vanno benissimo, non ho niente da dire, sono fluidi, semplici, belli .... insomma ci hanno dato dentro e hanno finalmente raggiunto una qualità notevole.

Peccato che tutto il software mainstream reperibile via internet sia pieno zeppo di merda.

Adesso va di moda che se scarichi un client o applicazione di quelli "facilitati", qualunque sia la sua funzione, di default sono selezionate spunte per installare tonnellate di ad-ware, toolbars, modifiche alle impostazioni ed in generale tutte cose formalmente innoque ma che hanno il solo scopo di alterare la navigazione dell'utente medio inesperto il quale è completamente incapace di distinguere tra un software sobrio ed uno intriso di merda digitale.

Questi software vengono definiti malware in quanto la loro esistenza è appunto basata unicamente sulla malafede di chi li produce che, sfruttando l'ignoranza dell'utente e le debolezze del sistema, raccoglie informazioni indebitamente e disturba l'uso del computer.

Perché questa merda esiste?


Perché i sistemi operativi sopra citati sono stati concepiti per facilitare tutto talmente tanto che sono completamente privi di un meccanismo di designazione dell'attendibilità del software che richiederebbe di vietare in tutti i modi possibile di poter lanciare un programma di installazione con un click. Cosa che per l'utente inesperto viene percepita come un'esigenza, almeno fintanto che il computer non è talmente impestato che rischia di contagiare anche l'essere umano.

Di fatto programmi di ogni sorta sono disponibili in maniera disordinata perché negli anni passati la cultura media dell'utente è diventata lo "scarica qui e scarica la", al quale consegue l'ovvio "installa qui e installa la" e quindi succede che pigs&dogs mettono a disposizione software via internet, spesso millantando cosa ti stanno veramente dando:

tu magari cercavi un programma su Google ma ti viene fuori un paciarro che ti fa scaricare un eseguibile che è un download manager ma sotto mentite spoglie, ovviamente non un vero download manager di quelli che ti facilitano lo scaricare files di grandi dimensioni ma uno che scarica tutto eccetto quello che volevi, che fa partire una procedura che assomiglia ad un qualsiasi installer lecito e che ti riempie il computer della peggior merda digitale mai concepita, come se una moderna versione virtuale della cloaca maxima venisse direttamente collegata al tuo hard disk trasformandolo in una piccola cisterna da autospurgo virtuale.

Soluzione?


Basta! Andatevene a fanculo voi e il vostro sistema a prova di idiota, infatti usarlo è davvero un'idiozia.
Metto Ubuntu sia sul PC di mia madre che sul mio. La Apple e la Microsoft non hanno colpa a questo giro se non quella di non adottare tecnologie specifiche per difendere gli sviluppatori di software onesto imponendo a tutti i costi dei market a pagamento.

Ubuntu si avvale di un repository, una libreria di software standard, che è consultabile tramite un apposita applicazione integrata dentro al sistema. In lista sono presenti tutti i software disponibili per cui puoi installare quello che ti serve senza nemmeno aprire il browser. Cerchi quello che ti serve, metti la spunta, confermi, ed è un programma ufficiale a gestire la procedura di installazione.

Anche se non conosci il software puoi fidarti in quanto è privo di merda integrata (in quanto un gruppo di utenti si cura che ci siano solo software sobri in lista) quindi al limite, se non fa al caso tuo, lo disinstalli e tutto torna com'era prima. Entri nello stesso menu di gestione, togli la spunta, confermi e partirà la procedura di disinstallazione e pulizia.

Ma del resto chi è causa del suo mal pianga a se stesso e dunque Apple e Microsoft se vi mando a farvi dare (devo davvero specificare DOVE dovete farvi dare?) bisogna che ci andiate e taciate!

Io i vostri sistemi li userei e pagherei anche, ma per l'inadeguatezza rispetto alla vulnerabilità non valgono un centesimo, anzi, dovreste pagarmi voi per il tempo che perdo a spalare la merda che ci si attacca sopra tutti i giorni. Eppure sulla scatola non avete scritto "software attira merda" ci avete scritto "sistema operativo". Legalmente in Italia è truffa.

Manca dettaglio nelle widget dove servirebbe poter fare configurazioni approfondite che sono eccessivamente semplificate e dunque completamente inefficaci, c'è fin troppa roba inutile laddove non serve, quindi l'utente medio è confuso allo stesso modo.

Tanto vale sprecare tempo a capire un po' di Linux per chi non è esperto oppure, per chi come me è un sistemista, fregarsene allegramente e vivere sereno con Linux ed una configurazione degna di questo nome.

Infatti Linux è ben lungi dall'essere perfetto ma almeno è dettagliatamente configurabile. Questo è il motivo per cui tende a non immerdarsi praticamente mai.

Certo Ubuntu ha anche lui le sue vulnerabilità, ma almeno posso tappare tutto il traffico di rete con delle chiarissime regole di iptables.

Ebbene si, le regole di iptables sono molto complicate e può comprenderle solo chi abbia una competenza approfondita di networking, ma appunto i computer sono e resteranno sempre qualcosa di complicato, semplificare l'insemplificabile ha portato alla comparsa della merda digitale che può defluire sul tuo hard disk con estrema facilità ogni volta che loschi siti di marketing sleale producono lo spyware di turno che, come una scaricata di uno sciacquone gigantesco, impesta la rete per farsi i cazzi tuoi. Ciò che collega il tuo computer direttamente allo scarico di detto sciacquone è proprio la mancanza di funzioni che consentano di configurare tutto il configurabile per il semplice fatto che l'utente medio non sarebbe capace di farlo.

Per me che sono un sistemista le regole di iptables sono chiare, come è chiaro sentire l'esigenza di impedire certi tipi di accessi alla rete, usare un proxy, anonimizzarmi ed in generale mettere in difficoltà tutto ciò che è indesiderabile.

L'utente medio invece è convinto che si possa fare tutto e quindi si ritrova merda ovunque senza nemmeno saperlo. Però poi quando il computer diventa inusabile si lamenta.

Sarebbe come lamentarsi col gommista perché siccome guidi sempre la macchina a 120Km/h su una strada sterrata allora fori in continuazione.

Grazie al cazzo!

Tutto ciò che è meno complicato di iptables semplicemente non è completo, non può esistere una cosa semplice per governare una cosa che è un casino infinito. Il protocollo con cui funziona la rete è complicatissimo e dunque le regole di arbitraggio dello stesso saranno parimenti complicate.

Tutto ciò che venga riassunto con una spunta "Abilita/Disabilita" come ad esempio il Windows Firewall, è semplice e becero fumo negli occhi. Usare Windows è guidare ai 120 sui sassi appuntiti, le gomme si foreranno e non ci vuole la sfera di cristallo per dirlo. Se poi hai dentro tanti dati il peso abbassa la coppa dell'olio e al primo avvallamento la romperai e dovrai demolire l'auto.

Allora o vai piano o ti procuri un fuoristrada ma non un SUV, quello è per far credere all'intelligentissima classe dirigente di potere andare dove vuole, un fuoristrada vero, alto un metro e con lo scarico e la presa d'aria sul tettuccio. Allora si che puoi andare sullo sterrato.

E dunque Linux è il nostro fuori strada vero, OSX è solo un merdosissimo SUV mentre Windows è la famosa Panda che a perd i toch perché finisci per installarci i toch dla FIAT ma sensa garansia ...

(non sono piemontese nemmeno io ma fino a capire che i toch sono i pezzi ci si può arrivare)

Ma perché proprio Ubuntu Linux?


Posto che uno vale l'altro, ce ne sono millemila distribuzioni tutte con almeno settordici varianti in diciassei lingue principali. Ubuntu però viene volutamente sviluppata per essere facile da usare, tutto è stato semplificato per evitare i tecnicismi inutili.
Questo produce un ambiente abbastanza maturo, almeno per l'utente medio scarso, l'utente esperto è pur sempre in Linux, anche se bisogna dire che i repository sono sempre molto indietro con le versioni.
Ma si predilige qualcosa di stabile e collaudato a qualcosa di sperimentale, questa è la loro politica ed ha funzionato finora.

Installare linux significa partire da un ambiente neutro, dentro non c'è niente di più di quello che può servire per davvero. Tutte le impostazioni che vanno fatte, tante o poche che siano, sono possibili tramite parametri chiari ed inconfutabili, complicati quanto vuoi ma almeno giungi a risultati certi, cosa che in Windows e Osx è impossibile.

Se qualcosa manca si aggiunge, con pazienza, è leggermente più impegnativo che usare Windows, molto impegnativo rispetto a OSX, ma vale la pena.
Se qualche software che usi abitualmente non c'è sarà sicuramente disponibile un omologo. Basta avere la pazienza di abituarcisi.
Se proprio devi avviare un programma per Windows (magari un videogame) Wine è estremamente performante al punto che in molti casi funziona addirittura meglio di Windows stesso, soprattutto se usi le GPU della nVidia le quali, rilasciando i drivers sotto forma di opensource, sono perfettamente ottimizzati in prestazioni anche sotto Linux.
Se ti sforzi di usare Linux per un po' Windows non lo vuoi più per il semplice fatto che non ne sentirai la mancanza visto che potrai fare in Linux esattamente quello che facevi prima in Windows.

Tanto se sei così poco esperto da non sapere cosa significano tutte queste cose il tuo PC l'ha sicuramente configurato un amico, detto amico forse ha le capacità per svegliarsi e imparare a usare Linux e redarre una piccola lista di regole di Iptables per avere uno straccio di protezione.

Per l'uso sconsiderato purtroppo non c'è software che tenga, i trapianti di testa non sono del tutto consigliabili come si può osservare nel link.

domenica 12 gennaio 2014

Fluidità

La riflessione di oggi verte su un tema estremamente delicato e controverso. Su questo tema tutti hanno qualcosa da dire ma, come per tutti i temi scottanti, nessuno riesce a trarre una conclusione che sia sufficientemente esemplificativa della realtà che ci circonda.

Se cerchiamo di definire la vita scientificamente infatti ci accorgiamo che la nostra scarsa conoscenza dei parametri che la regolano ci impediscono di circoscriverla in una definizione.

Rispondere a questo interrogativo va ben oltre le mie capacità cognitive, soprattutto se ci fissiamo su una cosmogonia di stampo scientifico razionalista.

Personalmente ho preso l'abitudine di mettere da parte la pretesa razionalistica di spiegare tutto e preferisco di gran lunga darmi spiegazioni umane sostenibili. Cosa intendo per spiegazione "umana e sostenibile"? Intendo una qualunque cosa che, seppur incompleta da un punto di vista razionale, mi consenta di delineare il ruolo umano della persona comune all'interno di un qualunque contesto.

Si tratta di rinunciare a spiegare il perché delle cose, è inutile dire che il coperchio sta sul contenitore perché è avvitato (spiegazione scientifica), mentre è utile descrivere il contenitore in tutte le fasi della vita umana. Se ad esempio dico che all'interno del contenitore c'è lo zucchero che utilizzerò nei prossimi mesi della mia vita per dolcificare il caffè non ho posto nessun accento sull'aspetto strettamente tecnico della questione però ho spiegato quella parte legata alla mia quotidianità. E' superfluo fissarsi sul come si svita il tappo, su come si prepara il caffè, su quanto ne utilizzo poiché ai fini della mia vita e del motivo per cui bevo caffè è del tutto ininfluente.

Allo stesso modo posso parlare della vita da un punto di vista della mia quotidianità e, con essa, di quella di tanti che potrebbero avere le mie stesse esigenze.

Da questo approccio io definisco la vita come "l'insieme delle cose che desidero fare, degli atti che desidero compiere e dei bisogni che devo soddisfare".
In altre parole, nell'impossibilità di collocare la vita nella cosmogonia che attualmente è di moda (la visione raziocentrica) mi sono creato una cosmogonia nuova, fatta di valori e priorità differenti e più attinenti a ciò che vado indagando.

Questo mio approccio alla vita è il risultato di una riflessione che parte dal presupposto di depurare ogni surplus ideologico dalla realtà fattiva che mi circonda, ivi compreso quello scientifico. In questo modo mi sono lasciato alle spalle moralismi, tecnicismi, contesti, implicazioni religiose, storiche e sociali.

Semplicemente mi sono immaginato come solo, dentro al mio corpo, in mezzo al mondo, senza niente. Cosa rimane?
Quello che ho detto: l'insieme delle cose che desidero fare e dei bisogni che devo soddisfare.

Fissato il presupposto, con l'aiuto della mia capacità analitica, ho dunque iniziato a studiare gli altri, cercare di leggere dentro le loro azioni, soprattutto quelle non ponderate, per capire quali siano i desideri ed i bisogni. Ho così scoperto che esiste un terzo parametro che sballa la linearità di questo semplice assunto: la paura.

Infatti la maggior parte delle persone risponde a questo semplice meccanismo salvo paura.

Analizzando i comportamenti delle persone infatti è più facile accedere alle paure che ai desideri, spesso infatti il più intimo dei desideri è celato dietro la più grande delle paure. Il motivo per cui questo avviene è in parte da imputare alla subcultura di matrice cristiana che fonda buona parte dei suoi principi su dogmi irrazionali che possono essere tutelati solamente instillando paure giovanili che frenano la naturale propensione dei giovani a scoprire il mondo con estrema energia e sete di chiarezza.

Ma cosa c'è nel giovane che manca nell'adulto e che relega quest ultimo ad una stasi evolutiva?

In realtà è il contrario, è nel giovane che manca qualcosa: l'attaccamento. Purtroppo è parte della natura umana l'attaccamento alle cose, alle persone, con l'andare del tempo ci si attacca persino alle paure. Ed è proprio per questo che le persone, invecchiando, perdono la capacità di cambiare.

Ci si attacca al modo di pensare, al metodo, al senso che abbiamo dato alle cose fino a quel momento, ed è per questo che col tempo si perde la capacità di concepire l'uso improprio delle cose, poiché le stesse si cristallizzano nella mente ed assumono una forma sempre più solida che, come un enorme macigno in un fiume, si oppone allo scorrere rapido della vita che invece è come l'acqua dentro l'alveo la quale, se potesse, scorrerebbe libera e veloce dalla sorgente alla foce.

Più passano gli anni e meno si è disposti a cambiare idea, cambiare stile di vita, cambiare abitudini, gusti. E questo perché l'alveo in cui scorre la nostra vita è sempre più costellato di enormi macigni che ne determinano un corso deforme e malsano. Ho conosciuto persone che, vittime di questo meccanismo involutivo, si sono addirittura attaccate ad un qualche malessere, talmente attaccate da rifiutare ogni possibile via di guarigione.

Per questo non è facile capire quali siano i veri desideri delle persone, poiché essi sono sepolti sotto la cortina di ferro formata dalle paure e dagli attaccamenti, spesso tramandati od ereditati da genitori e conoscenti, ma che rispetto al sano e naturale scorrere della vita si comportano esattamente come fa un cancro in un organismo che prima era sano.

Sarà un caso che l'incidenza del cancro è sempre più alta in percentuale?

Cercare di capire questo negli altri era in realtà un modo che avevo trovato di perseguire i miei desideri aggirando le pietre. Avevo perso talmente tanto il contatto con ciò che desideravo realmente che ho dovuto fare un giro assurdo per ripristinare i desideri di base, per scoprire infine che mi sono dovuto sorbire un lunghissimo e scomodissimo volo transoceanico per arrivare nel ripostiglio. Ma ero partito dal corridoio!

Questo perché i desideri base di ogni uomo sono poi cose banalissime, cose che nessuno si sognerebbe di mettere nemmeno in discussione, eppure la maggior parte delle persone finisce per appesantirle con terribili pietre, appesantire cose che diversamente sarebbero semplici e fluide, un semplice fiume con un alveo ed un flusso d'acqua normale.

Ma la delirante cultura anglosassone ci dice che un ruscello non interessa a nessuno, i fiumi seri sono il Rio delle Amazzoni, il Nilo, il Danubio ... una cascatella non è degna delle cascate del Niagara. Insomma vince chi ce l'ha più grosso e, a parità di dimensioni, chi urla più forte.

Ma la realtà non è così. Nella realtà non c'è solo il Rio delle Amazzoni, c'è anche l'Ausa che d'estate è secco, ci sono gli elefanti ma ci sono anche le formiche. Ed ognuno ha il suo ruolo, sarebbe anzi un problema se anche solo una di queste cose non ci fosse. Eppure alcune non sono così imponenti come le vorrebbe la mente, forse perché il loro ruolo è proprio quello di non farsi notare, di agire in sordina, senza troppa fama, senza troppo rumore, insomma senza il troppo.

Vita e salute sono quindi per me due aspetti estremamente correlati. Si ammala chi è morto, e muore colui che preferisce costellarsi di pietre enormi anziché rendersi fluido davanti alla vita. Il fiume è bello quando piccole pietruzze sul fondo vengono dolcemente levigate dalla corrente, ma che dire di un fiume dove ci sono più massi che alveo?

E così ci si disinnamora di quelle enormi pietre, ci si disinnamora di tutto ciò che è esagerato, enorme, fuori luogo. Insomma ci si disinnamora del troppo che, se prima poteva sembrare desiderabile ci si accorge che è invero un seccante impiccio che si oppone alla libertà di partire senza preoccuparsi di avere al seguito un carico pagante degno di un camion pieno di pietrisco.

La fluidità è puntare dritto ai propri desideri senza complicazioni, senza morale, senza macchia ma anche senza onore, per il semplice fatto che vivere in definitiva è esplorare quale sia il sapore delle cose:

il sapore del cibo che desideri mangiare, il sapore del sentimento che ti fanno provare le esperienze, le persone, soprattutto quando l'insieme di queste cose si inserisce in un disegno superiore che le orchestra armonicamente e quando le singole persone, consapevolmente, decidono di proseguire proprio con quel fine.

Per scoprire quindi infine che qualunque regola razionale, anche la più banale, è una pietra che si interpone tra la vita che scoppia di salute e che ti conduce dritto al soddisfacimento di un semplice ed ovvio desiderio, ed una grigia morte fatta di noia e di frustrazione, che è quel flutto che si infrange sull'enorme pietra e che impedisce all'acqua di scorrere, quella pietra fatta di regole, morali, ideologie e attaccamenti.

Io ho smesso di preoccuparmi di dare una spiegazione razionale proprio perché mi sono reso conto che avevo la necessità di far scorrere l'acqua nel mio alveo che era arrivato a contenere talmente tante pietre che un altro po' e si faceva una diga, che ogni spiegazione altro non era che un'altra pietra, e quindi dovevo fare l'esatto contrario: togliere pietre, non metterne di nuove.

Solo quando ho iniziato a ragionare così ho ricominciato a vedere i miei desideri, senza ostacoli nel mezzo, nella loro forma più cruda ed umanamente becera, e nonostante alcuni di essi siano qualcosa di assolutamente poco bello ed elegante mi sono comunque ripromesso che da quel momento in avanti avrei iniziato a ritenerli sacri affinché nessuna ideologia o sistema morale potesse trasformarsi in una pietra sul cammino della mia salute.

Esplorare i propri desideri è come discendere la corrente torrentizia a bordo di una canoa, una missione che inizia quando nasci e che ti espone costantemente al pericolo di morire, pericolo che presto o tardi diventa realtà, motivo per cui non ha nessun senso evitare la discesa nella sua forma più intensa e spericolata poiché questo corrisponde si ad un prolungamento della vita stessa, ma a che prezzo?

giovedì 9 gennaio 2014

Arretratezza

E sono quindi a riallacciarmi al post precedente, fresco di un sevizio comparso sul TG3 regionale Emilia Romagna dove si è parlato, tra le tante cose, di bullismo e di costumi sociali dei giovani studenti.

Questo esempio a mio avviso è significativo perché è uno spaccato di come funzionano tutte le istituzioni pubbliche italiane.

Pare che giovani bande abbiano reclutato violenza tramite l'ausilio di un social network a seguito del quale si è consumata l'ennesima rissa in un parco. Ovviamente cos'è che ha destabilizzato l'animo dei vecchi bigotti impalati che popolano questo paese? Che non conoscevano l'esistenza di quello specifico social.

Si perché non è facebook e non è twitter.

Allora la prima cosa che ho fatto, visto che nemmeno io lo conoscevo, anche se non sono più un ragazzino ho aperto internet e sono entrato su detto social network. Effettivamente va riconosciuto che il tenore delle conversazioni è quello dei ragazzi di scuola media, che adesso si chiama scuola secondaria ma è sempre la stessa roba di prima.

Io non sono più un ragazzino, non ho figli, sono un tecnico informatico e potrei tranquillamente fregarmene di sapere come vivono i ragazzini di oggi, se io ignorassi (come effettivamente ignoravo fino a mezzora fa) l'esistenza di quel social network potrei sopravvivere e occuparmi dei miei problemi.

Eppure non l'ho fatto.

Allora la mia domanda è: come caspita fanno gli insegnanti a non sapere QUALI social network usano e COME li usano?
Posto che anche i giovani andrebbero lasciati liberi di agire di propria testa, ma io vedo in questa situazione la solita unilateralità con cui le istituzioni approcciano il pubblico. Gli insegnanti quindi, con la loro bella scopa piantata nell'ano, si rifiutano di comprendere chi hanno davanti mentre pretendono di essere ascoltati unilateralmente, ma il problema grave è che questo comportamento viene percepito in maniera completamente diversa dai giovani e dagli adulti:

  1. l'adulto medio crederà di essere stato inflessibile e severo, lo crederà ovviamente tanto più è ottuso antiquato e bigotto dal momento che il sottoscritto, pur essendo adulto, non lo crede affatto. E dunque attirerà le approvazioni degli altri ottusi bigotti benpensanti, credendo di operare per il meglio nei confronti dei giovani, forte di una scontatezza intrisa di ignoranza ed ipocrisia si pavoneggerà dei suoi metodi seri ed integerrimi, che per aggravare il tutto farà pesare ai giovani, mentre la realtà pratica è che così facendo sta dando il colpo di grazia al rapporto umano già complesso e difficile che intercorre con i propri figli/studenti
  2. l'adolescente medio invece penserà che è costretto ad avere a che fare con gente che è talmente vecchia e ignorante che non è capace di accedere ad un sito, inconsciamente inizierà a pensare che detta persona sia incapace di insegnargli qualunque cosa, ad iniziare dalla materia scolastica se si tratta di un insegnante, passando per l'educazione, e l'opinione che avrà di detta persona è quella che si può avere per un decerebrato petulante, nonché la consapevolezza che su detti siti potrà agire in totale libertà e scelleratezza perché proprio chi dovrebbe controllare non è nemmeno lontanamente capace di farlo.

Purtroppo dobbiamo riconoscere che delle due posizioni quella più autentica e vicina al risultato effettivo è quella dei giovani.
La realtà fattiva è che l'incapacità degli adulti di comprendere cosa fanno e perché lo fanno per loro si trasforma in un territorio fertile e selvaggio di libertà.
Lungi da me volere disquisire su quali siano i valori da trasferire ai giovani, questo discorso sarebbe a mio avviso fuorviante in quanto non conosco nessun genitore che possieda valori talmente profondi che sia un peccato non tramandarli, anzi, direi proprio il contrario, a cominciare dalla cristianità bigotta e passando per il moralismo newage anarco-fascio-catto-comunista-borghese, un sistema di valori a fisarmonica che si contrae e dilata a seconda del più becero opportunismo contingente.

Posso però osservare con stupore l'uso che i giovani riescono a fare di un social network stupido come http://ask.fm col quale i tuoi amici ti fanno domande e tu rispondi. E' interessante vedere che i giovani riescono ad andare oltre il format ed utilizzare i campi per instaurare una comunicazione di tuttaltra natura.

Altra barriera è data dal fatto che, quando un'intera massa è trainata in un luogo di aggregazione, risulta sempre il peggio. Molto giovani sono squallidi al pari degli adulti, in moltissime pagine la bacheca è tappezzata di voti. Vista l'età è difficile dire se detti voti siano conseguenti ad una prestazione o se siano semplicemente un apprezzamento, ma ovviamente si tratta di una questione sessuale.

Certo anche questo nel suo squallore è un esempio di come aggirare il format del social network e plasmarlo al proprio uso e consumo, mentre l'adulto tipicamente tende ad essere più rigido e schematico e, col passare del tempo, a diventare incapace di concepire l'uso improprio delle cose al punto di diventare incapace di riconoscerlo negli altri.

Mi riesce difficile decifrare in toto il linguaggio, ma questo è un mio limite personale in quanto ero in difficoltà anche quando facevo la scuola media, io mi esprimevo in italiano e tramite concetti espliciti, invece la maggior parte dei miei compagni di scuola sentiva l'esigenza di adottare un codice che spesso io stesso non comprendevo o ignoravo volutamente.

Questo ha generato il coniare nuovi termini e modi di esporre per tutte le generazioni e l'obsolescenza di un codice è data proprio dalla comprensione del suo significato da parte di genitori/insegnanti/tutori.

Ma a cosa è dovuto questo fenomeno? All'esigenza di porre una barriera, esigenza bipartisan dettata dall'incapacità di comunicare. Personalmente ho sempre avuto con i miei genitori, mia madre in particolare, un rapporto di totale apertura, rapporto il cui merito va tutto a lei e che mi ha consentito di vivere libero senza la necessità di censurare quello che desideravo o facevo. Da qui la mia estraneità a detto costume.

Tuttavia devo riconoscere che nello specifico, trattandosi del rapporto tra adulti e adolescenti, questa barriera è accentuata dalla severità deforme degli educatori, che è poi la sola causa della perdita di rispetto dei giovani verso gli adulti e che sfocia nella ribellione adolescenziale.

Se vogliamo astrarre l'episodio di questo post non è poi così difficile ravvedere questa immobilità in tutti i livelli della cultura italiana, delle istituzioni, delle persone. Una terribile e deformante unilateralità che porta ad una condizione di totale stallo dettata dal fatto che chi ha in mano la responsabilità pretende di emanare diktat unilaterali che prendono forma di un folto elenco di divieti anziché in una schematica e dinamica prassi possibilistica come dovrebbe essere lo stato dell'arte della decisionalità.

E così l'adulto medio anziché stimolare la capacità di astrazione dei giovani, che potrebbe benissimo essere impiegata in maniera proficua anziché usata per aggirare il format di un social network stupido, si limiterà a fare una sfuriata dove emanerà un diktat proibizionista, ask.fm sarà così il male/la depravazione/il demonio, posizione per la quale i giovani occulteranno dentro di sé il rancore del sentirsi traditi ed abusati, qualcuno riderà per l'eccessiva reazione ad un semplice sito, qualcun altro perderà il rispetto per una persona che è talmente debole da rimanere spiazzata da un sito ma pretende di fare da educatore.

Ovviamente in questa assurda pantomima l'unica costante sarà che il giovane continuerà a scrivere cazzate su http://ask.fm indisturbato.

E così saranno stati gli adulti a costruire quel muro impenetrabile di cemento ma accuseranno ipocritamente i giovani di averlo usato come trincea per discolparsi della loro incapacità. E questi figli, una volta grandi, faranno un muro ancora più grosso ed impenetrabile, e così i figli dei figli ... finché la società non raggiungerà un livello di miseria emotiva tale da risultare completamente invivibile per chiunque. E chissà che a quel punto non crollino i muri.

Allo stesso modo le istituzioni italiane varano leggi, regolamenti, circolari, totalmente sprezzanti ed ignoranti di quello che fanno le persone, di quello che fattivamente succede nella realtà quotidiana, creano una barriera spessa ed impenetrabile con la quale trincerano la propria incompetenza, i cittadini si trovano così costretti ad inventarsi ogni genere di escamotage nell'impossibilità di adempiere a leggi farneticanti ed utilizzeranno la stessa barriera costruita dalle istituzioni per nascondere le azioni della loro vita quotidiana che, salvo qualche vero ed incallito criminale, non saranno altro che comportamenti più o meno normali dettati da cause di forza maggiore.

C'è un parallelismo sorprendente tra il rapporto genitori/figli e il rapporto stato/cittadino nel nostro paese, parallelismo dotato dal fatto che la stragrande maggioranza del popolo italiano non progredisce oltre la preadolescenza sia a livello sociale che culturale.

domenica 5 gennaio 2014

Deformazione

Oggi scrivo le mie riflessioni sul sistema scolastico italiano. Qualche giorno fa ho incontrato un'amica trasferitasi in Svizzera la quale lamentava che il figlio, ormai adolescente, come tutti i ragazzi scalpita per la sua indipendenza e vorrebbe tornare in Italia per stare con gli amici.
A quel punto a me è venuto naturale dire "tornare in Italia è un biglietto di sola andata". Si perché per come stanno andando le cose se l'Italia gode di una fama terribile, in declino e di un sistema scolastico che non è mai stato attendibile, il diploma italiano quanto potrà valere? Se già ora vale come la carta igienica, in futuro probabilmente il rotolo sarà molto più pregiato.
La scuola italiana è demotivante, come tutto il resto, d'altronde per arrivare a questo stato di cose si inizia molto presto a plasmare la mente delle persone ed annullare ogni loro sprazzo di buonsenso in ogni modo possibile.
I bambini vengono mandati in prima elementare (adesso si chiama "primo monoennio primaria" con la riforma del 1990 ma è la stessa cosa) all'età di sei anni, per loro inizia una pena carceraria detentiva che dura 5 ore al giorno e che si consumerà grosso modo al compimento del 18° anno di età.
Questo fondamentalmente significa che, a prescindere dal percorso scolastico che sceglieranno, gli studenti italiani devono scontare una pena carceraria di 13 anni, per 9 mesi all'anno sconteranno 5 ore di reclusione da lunedì al sabato. Se fate i conti sono 3510 ore di carcere complessive durante le quali essi saranno più o meno costretti a fare quanto segue:
  1. impossibilità di muoversi dalla sedia spesso anche in presenza di esigenze fisiologiche preponderanti
  2. affrontare tematiche unicamente teoriche
  3. mancanza della possibilità di fare qualunque cosa al di fuori di una stanza squallida ubicata all'interno di un edificio cadente e privo delle più banali amenità abitative
  4. studiare argomenti obsoleti e fuorvianti
  5. sottostare alle paturnie dei singoli insegnanti i quali operano in totale mancanza di pragmi accademici e la cui professionalità è affidata unicamente alla sensibilità e all'onestà del singolo
  6. sottostare a regolamenti ignoti, volutamente occultati, che sono tanto più letterali quanto più vessatori per gli studenti e tanto più elastici quanto più vantaggiosi per il personale scolastico
  7. rendere conto di faccende private e personali pubblicamente e presso persone che hanno un concetto di privacy similare ad una pubblicazione su un quotidiano
  8. acquistare e fare riferimento a libri di testo completamente inservibili e difformi dal programma di studio
  9. adeguarsi ad un rituale sistema di valutazione generico ed inefficace che assomiglia di più ad un rituale iniziatico
  10. adeguarsi ad un sistema di valutazione basato sul rifiuto sistematico degli insegnanti di esplicitare gli obiettivi da raggiungere ed i metodi con cui questi vengono profilati
  11. la conseguente impossibilità di maturare una propria coscienza autovalutativa
  12. la totale mancanza di un nesso tra il piano di studi e la realtà fattiva
  13. la totale assenza di attività preparatorie al mondo del lavoro
  14. l'obbligo all'apprendimento mnemonico di una montagna di nozioni di discutibile utilità
  15. la sopportazione incondizionata dei rapporti completamente unilaterali con il personale scolastico
  16. l'impossibilità di esprimere qualunque forma di disagio senza per questo subire insulti e minacce
  17. ultimo ma non per importanza sobbarcarsi per 13 anni il peso dello scaricabarile degli insegnati che utlizzano la scusa più opportunistica del mondo e cioè che lo studente non rende perché non studia
Sono rimasto stupito dal fatto che la stessa persona in Italia viene considerata uno studente svogliato e privo di risultati mentre in Svizzera risulta essere tra i primi dell'intero istituto.
Davvero? Sono rimasto stupito?
A caldo si, sono rimasto stupito, ma poi ripensandoci non lo sono affatto. Ho scritto a braccio i punti di cui sopra prendendo spunto dalla mia esperienza scolastica, non li ho prenumerati ma mi accorgo che sono 16 e non sono nemmeno stato esaustivo.
Come può una persona onesta e volenterosa avere una resa accademica in un sistema del genere? Com'è possibile essere stimolato in un ambiente dove ti viene deliberatamente proibito di accedere ai metri di misura e agli obiettivi da raggiungere? Com'è possibile credere nell'attendibilità di una valutazione che non ha nessuna regola nota? Com'è possibile decidere come prepararsi senza sapere su cosa farlo e come farlo?
Un video su youtube è molto meno unilaterale, ma quando andavo a scuola io youtube non esisteva e, per buona parte degli anni, non esisteva nemmeno la possibilità di accedere ad internet. In realtà non esisteva nemmeno internet i primi anni della mia infanzia, o quantomeno era una rete militare ad uso esclusivo che non consentiva l'accesso pubblico.
Del resto che senso ha obbligare dei bambini a sopportare persone la cui competenza, onestà e caratura morale è sotto la suola delle scarpe quando si può ottenere lo stesso risultato tramite un filmato?
Visto che si parla tanto di spending review ecco un sistema per risparmiare miliardi.
Adesso che sono adulto mi rendo conto di quanto possa essere deformante subire un trattamento del genere durante l'età dello sviluppo intellettuale da parte di adulti che vengono insigniti della licenza di blatterare e resi liberi di farlo completamente fuori da qualunque genere di controllo.
Mi rendo parimenti conto che quei pochi insegnanti onesti che ho avuto, sarei ingiusto a non ricordarli, sono le uniche persone verso le quali sono in debito. Quel po' che ho imparato è merito loro, ma gli altri hanno abbondantemente portato la validità del mio percorso scolastico ad un valore fortemente negativo nonché alla maturazione di un forte odio verso il sistema scolastico, odio che, maturato fin dal principio, mi ha impedito di ottenere risultati accademici apprezzabili.
E con me tanti altri studenti inconsapevolemente lo provavano e lo provano tuttora.
Con la maturità di adulto mi rendo conto di avere subito passivamente un abuso, complice l'ingenuità e l'ignoranza dei miei genitori che l'hanno subito a loro volta. Abuso durato anni e che ha segnato me e tanti come me sotto il profilo emotivo, sociale e culturale.
Il risultato complessivo del sistema scolastico italiano consiste nel premiare l'ignorante medio e di tagliare fuori chiunque sia o troppo dotato o completamente incapace, peraltro con la pretesa di accomunarne il trattamento.
Ricordo che quando arrivai alla quinta classe, l'anno della maturità, avevo ripetuto due anni per varie vicissitudini e dunque ero particolarmente stanco di subire, tacere ma soprattutto di proseguire in una pantomima che aveva abbondantemente superato i limiti della decenza. Così accadde per puro caso un episodio con un'insegnante era particolarmente disonesta ed impreparata ma io ero troppo giovane per capirlo: una sua dichiarazione fu fatale e mi aprì gli occhi non tanto sulla sua incompetenza, che non ero del tutto capace di diagnosticare sulla materia che insegnava, ma sulla disonestà che metteva nel fornire spiegazioni errate e cercare di convincerci che fossero giuste anche a fronte di obiezioni.
La pietra dello scandalo fu un'affermazione fatta su un concetto molto elementare della fisica cinematica: l'accelerazione gravitazionale. Detta insegnante, laureata presso il dipartimento di scienze, non solo asserì che l'accelerazione gravitazionale è di -9,81 metri al secondo quadrato, ma ebbe l'ardire di dichiarare in prima istanza che questo era dovuto al fatto che un oggetto cade verso il basso e quindi il segno è negativo, per poi negare che si trattasse di una grandezza scalare e cercare di convincermene facendo leva sull'incertezza. Peccato che quei concetti mi fossero talmente chiari che ad oggi, a distanza di circa 23 anni da quando li studiai, li ricordo ancora con dovizia di particolari. E per questo devo ringraziare un insegnante onesto.
In prima battuta risposi di getto, ingenuamente e mentre ero intento a fare tuttaltro (eravamo in laboratorio e stavo codificando un programma sul calcolatore), che l'accelerazione negativa è una decelerazione (affermazione che sapevo e so tuttora essere corretta) ma a fronte di una mia dichiarazione fatta senza particolare attenzione cercò di dissuadermi attacando subito con l'accusa "non hai capito niente di fisica".
Fermatomi a riflettere, complice la sua insistenza, scoppiai in una risata e dichiarai davanti a tutti che ormai avevano spostato l'attenzione sulla cosa con distacco e nonchalance: "certo, gli oggetti quando cadono rallentano e tendono asintoticamente a cadere a terra ma non la toccano mai perché la velocità tende ad azzerarsi" e tutti risero, probabilmente non capirono il senso come non lo sta capendo la maggior parte di voi, ma intuirono che avevo ragione. 
Galeotto fu il lampo di genio, oggi so che da un punto di vista della PNL è stato l'equivalente di asserire "hai detto una cazzata colossale e me la rido di gusto". Si percepì in lei uno strano disagio, una novità per una persona che era sempre aggressiva e scortese con chiunque.
Ricordo che altri colleghi, successivamente facendo domande agli studenti perché probabilmente lei andò sulle difensive, rimasero stupiti sentendo arrivare da me un crudele ma realistico commento dove accusavo detta insegnante di becera incompetenza, supponenza e disonestà ma soprattutto di averne avuto le prove.
Effettivamente quella conclusione spiegava soprendentemente bene l'intero suo comportamento, peraltro facilitata dalla retrospettiva. La seriosità della mia posizione fu aggravata dall'averlo affermato con estrema flemma dinnanzi a tutti e di non averne fatto mistero con la diretta interessata che, in virtù dei suoi continui ricatti, era temuta da tutti. 
Ignoro le dinamiche del retroscena ma fu presto evidente che detta insegnante tirò i remi in barca e per il resto dell'anno scolastico smise di infierire su chiunque all'interno della mia classe, smascherata da me e dai colleghi forse ritenne più saggio farsi da parte e fece buon viso a cattivo gioco. Ma non fui spietato a sufficienza, avrei dovuto compensare e di questo sono pentito.
Questa fu la conferma che non mi ero sbagliato e, forte di una rinnovata consapevolezza, rimarcai la cosa con compagni e insegnanti generando in questi ultimi un visibile disagio.
Questo episodio è uno spaccato attualissimo dell'italianità e della cultura dell'ignoranza. Ci siamo abituati ad un metodo che premia gli incompetenti a discapito di tutti gli altri, e lo abbiamo fatto mettendo i competenti in scacco. Accettiamo che sia così e, non contenti, educhiamo i nostri figli a subirlo.
Questi di contro perdono interesse nella cultura e crescono in un mondo fatto di ignoranza e mistificazione, escono da scuola privi di senso pratico e di senso critico, per assecondare le paturnie di quattro mafiosetti di turno, che molto hanno da temere il giorno che i "bravi" emergeranno, siamo considerati degli imbecilli (togliere pure il "considerati") sul piano internazionale.
L'unico industriale italiano che fu capace di produrre un ambiente competente sul piano internazionale... lo hanno suicidato. Era un mio concittadino. Era troppo onesto per prendere sul serio quei mafiosi, e non prese sul serio nemmeno la loro violenza, ma fu un errore fatale.
Ma sei sicuro di voler tornare in Italia?
Non ti hanno già deformato a sufficienza?